La famiglia è un po' come le carte,
se ben sai giocare ne esci vincitore.
Il primo quadretto ti sembra il più bello
lo chiami Francesco in onore di babbo.
Aspetti un decennio, ricominci di nuovo
il tuo fiore più bello lo chiami Serena,
sperando che calmi i bollenti tuoi spiriti.
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Felice aspetti un pochino
ed ecco che arriva come un katiuscia
l'asso di picche e Katia l'imponi,
sperando che spari proiettili veri.
Non contento del tris e della donna di cuori,
l'asso ti serve e lo programmi pian piano.
L'asso di cuori è sempre il più atteso
l'aspetti con gioia e lo appelli Valeria.
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Con un poker sì fatto, l'anima ti giochi
per vederli felici e contenti.
La mia è una favola, forse un sogno,
non gioco più a carte ma difendo
con rabbia il mio mazzo di carte.
UNA MANO A POKER
LA FESTA DELLA QUESTURA
Sapevo di quella festa,
sapevo di tante feste
e sta gente senza scrupoli
faceva le persone oneste.
Era tardi, ero stanco
potevo lasciar perdere
avevo vinto la mia guerra
senza far passare un millennio.
​
Non mi sembrava giusto
che a piazza Portanova
si potesse parlare
di onore senza sofferenze.
La bici rosa afferrai
con forza con mille pedalate
e mille ancora con sdegno
mi fermai vicino all'esercito.
​
Pensai: "Attacco a Portanova?"
Ma erano recintati,
mi sembravano carcerati
senza onore e dignità.
Attaccai la bici,
solo per sicurezza
a un bidone della
nostra celebre 'munnezza'.
​
Pensai: "È meglio che vado!"
C'è Prefetto, Presidente,
io che sono una persona seria
non mi posso mescolare.
Appena sentii:
"Andiamo a mangiare".
Pensai: "Stavolta
li faccio strafogare".
​
Gridai forte la verità.
Si vergognarono per un momento,
ma come niente fosse stato
continuarono a ingrassare.
Ma questa bici mia
continua a pedalare
forte di gioventù
e non la posso più fermare.
​
​
​
​
CORE CILENTANO
Morivano gli uccelli,
si prendevano con le mani.
Il freddo rattristava
e gelava il cuore.
​
Ma il freddo più pungente
a marzo mi colpì,
l'anima mi prese
e l'orfano mi pesa.